A Cristiana e Andrea

andre cri 4 copia

Giovedì 7 novembre abbiamo vissuto in oratorio, un momento per ricordare Cristiana e Andrea Mandelli. Il momento di preghiera iniziato in teatro, si è concluso in cappellina dopo una piccola processione silenziosa tra i due ambiti. La veglia è cominciata con questa foto di Andrea e Cristiana proiettata sul monitor di un cinema immerso nella semioscurità. Una musica mesta ha accolto gli amici, i parenti e i giovani presenti invitandoli a sintonizzarsi con i sentimenti di tristezza, ingiustizia e rabbia che la morte di Cri, qualche mese fa in giugno, ha portato in tutti. Per chi non li avesse conosciuti, questa è la presentazione che ne è stata letta alla veglia:

Cristiana, Cri per gli amici e Andrea  meglio conosciuto come “il Manda”. Uno scricciolo lei, una quercia lui. Classe 66 lei, classe 65 lui. Così diversi in apparenza, invece così complementari.

L’incontro? In oratorio.  Le occasioni? Tantissime: durante gli incontri educatori, gli allenamenti sul campo , quello di terra, la preparazione dei carri di carnevale in chiesa vecchia, il campeggio prima da educatori, poi col gruppo giovani, il falò, le serate in tendone. Chiacchierate filosofiche, il cinema, grande passione. E poi, quasi senza accorgersi, ci si guarda con occhi nuovi e si scopre di voler costruire qualcosa di grande, una vita insieme.

Così la costruiscono…..Nel 95 la prima grande gioia Stefano e poi un poco più tardi Luca.

La vita scorre su quelli che chiamiamo “ soliti binari”, la Messa delle 7,30, il caffè dopo Messa. Le serate a cucinare pizze e d invitare gli amici, i compleanni, il Natale, i nonni, gli zii, la scuola dei ragazzi, le sospirate vacanze insieme , tutte quelle piccole cose che si traducono in Vita di famiglia.

La vita poi procede e noi siamo qui con i cuori stretti in  una morsa per la tristezza, ma pieni di gioia per essere stati con voi, per avervi conosciuto, parlato , discusso, sorriso, vissuto accanto a voi, anche poco, e siete sempre qui con noi, nei nostri ricordi, nei nostri cuori e da lì forse tutto è più chiaro. Grazie Cri, grazie Andrea

Una nube non sa perché si muove

 in quella determinata direzione

 ed a quella velocità.

 Ma il cielo sa le ragioni ed i disegni

 dietro tutte le nubi,

 ed anche tu lo saprai,

 quando ti eleverai così in alto

 da vedere oltre gli orizzonti

   da”Illusioni” di Richard Back”

Ci siamo lasciati introdurre dalle parole di una canzone di Vasco: Un Senso. E’ il senso di questo dolore che sfugge che questa sera vorremmo afferrare un po’ meglio.

Fanno eco alle parole di Vasco quelle del libro della Sapienza:

Le anime dei giusti sono nelle mani di Dio, ….nessun tormento li toccherà…. essi sono nella pace.… In cambio di una breve pena riceveranno grandi benefici, ….perché Dio li ha provati e li ha trovati degni di sé; Nel giorno del loro giudizio risplenderanno, …il Signore regnerà per sempre su di loro.  (Sap.3, 1 – 8)

Questo primo momento si conclude con l’evocazione del tempo delle tenebre di cui parla Luca nella sua Passione quando annota che “da mezzogiorno fino alle tre del pomeriggio si fece buio su tutta la terra.” Le ore più luminose della vita, si tingono dell’ombra della tenebra. La gioia di Andrea e Cristiana adombrata troppo presto, nel tempo del meriggio. Il buio è nell’animo di tutti quelli che li hanno conosciuti e hanno fatto il tifo per loro. E’ per questo che l’invito ai presenti è quello di marciare nella notte prendendo con sé un lumino, povera fiamma, ma pur sempre luce: è a questa luce che domandiamo di rischiarare un po’ il nostro animo.

2013-11-07 22.34.56Arriviamo in cappella, illuminata a festa. Al buio della passione e della morte chiediamo la grazia di immergerci nel mistero luminoso della risurrezione di Gesù. Ci accoglie il canto “Su ali d’aquila”, preludio di un testo di un vescovo che ha lottato anch’esso contro la malattia che ne ha vinto il corpo ma non la memoria. “Collocazione Provvisoria” ci aiuta a rileggere la sofferenza nelle sue giuste coordinate. ne riportiamo il testo.

Nel Duomo vecchio di Molfetta c’è un grande crocifisso di terracotta. L’ha donato, qualche anno fa, uno scultore del luogo. Il parroco, in attesa di sistemarlo definitivamente, l’ha addossato alla parete della sagrestia e vi ha apposto un cartoncino con la scritta: “collocazione provvisoria”.

La scritta che in un primo momento avevo scambiato come intitolazione dell’opera, mi è parsa provvidenzialmente ispirata, al punto che ho pregato il parroco di non rimuovere per nessuna ragione il crocifisso da lì, da quella parete nuda, da quella posizione precaria, con quel cartoncino ingiallito.

Collocazione provvisoria. Penso che non ci sia formula migliore per definire la croce, non solo quella di Cristo. Coraggio, allora, tu che soffri inchiodato su una carrozzella. Animo, tu che provi i morsi della solitudine. Abbi fiducia, tu che bevi al calice amaro dell’abbandono. Non ti disperare, madre dolcissima, che hai partorito un figlio focomelico. Non imprecare, sorella, che ti vedi distruggere giorno dopo giorno da un male che non perdona. Asciugati le lacrime, fratello, che sei stato pugnalato alle spalle da coloro che ritenevi tuoi amici.

Non angosciarti, tu che per un tracollo improvviso vedi i tuoi beni pignorati, i tuoi progetti in frantumi, le tue fatiche distrutte. Non tirare i remi in barca, tu che sei stanco di lottare e hai accumulato delusioni a non finire. Non abbatterti, fratello povero, che non sei calcolato da nessuno, che non sei creduto dalla gente e che, invece del pane, sei costretto a ingoiare bocconi di amarezza. Non avvilirti, amico sfortunato, che nella vita hai visto partire tanti bastimenti, e tu sei rimasto sempre a terra.

Coraggio. La tua croce, anche se durasse tutta la vita, è sempre “collocazione provvisoria “. Il calvario, dove essa è piantata, non è zona residenziale. E il terreno di questa collina, dove si consuma la tua sofferenza, non si venderà mai come suolo edificatorio. Anche il vangelo ci invita a considerare la provvisorietà della croce.

C’è una frase immensa, che riassume la tragedia del creato al momento della morte di Cristo. “Da mezzanotte fino alle tre di pomeriggio, si fece buio su tutta la terra”. Forse è la frase più scura di tutta la Bibbia. Per me è una delle più luminose. Proprio per quelle riduzioni di orario che stringono, come due paletti invalicabili, il tempo in cui è concesso al buio di infierire sulla terra. Da mezzogiorno alle tre del pomeriggio. Ecco le sponde che delimitano il fiume delle lacrime umane. Ecco le saracinesche che comprimono in spazi circoscritti tutti i rantoli della terra. Ecco le barriere entro cui si consumano tutte le agonie dei figli dell’uomo. Da mezzogiorno alle tre delpomeriggio. Solo allora è consentita la sosta sul Golgota. Al di fuori di quell’orario, c’è divieto assoluto di parcheggio. Dopo tre ore, ci sarà la rimozione forzata di tutte le croci. Una permanenza più lunga sarà considerata abusiva anche da Dio. Coraggio fratello che soffri. C’è anche per te una deposizione dalla croce. C’è anche per te una pietà sovrumana. Ecco già una mano forata che schioda dal legno la tua. Ecco un volto amico, intriso di sangue e coronato di spine, che sfiora con un bacio la tua fronte febbricitante. Ecco un grembo dolcissimo di donna che ti avvolge di tenerezza. Tra quelle braccia materne si svelerà, finalmente, tutto il mistero di un dolore che ora ti sembra un assurdo. Coraggio. Mancano pochi istanti alle tre del tuo pomeriggio. Tra poco, il buio cederà il posto alla luce, la terra riacquisterà i suoi colori verginali e il sole della pasqua irromperà tra le nuvole in fuga.

Collocazione provvisoria in un tempo delimitato è anche l’esperienza di morte e sofferenza che tocca la famiglia di un amico di Gesù: quella di Lazzaro, Marta e Maria. La lettura del capitolo 11 di Giovanni offre lo spunto per la riflessione intensa tenuta da don Francesco Palumbo, già prete in oratorio a San Marco negli anni ’90, che ha seguito Andrea e Cristiana dalla loro giovinezza fino alla fine. Per chi lo desiderasse qui può scaricare il file audio del suo intervento

Più di cento persone hanno ricordato giovedì Cristiana e Andrea e molti sono stati gli amici che hanno espresso la vicinanza e il loro ricordo: il grande abbraccio di una comunità che si stringe per consolare ed essere consolata.

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